street marketing ikea

 

Con questo post apriamo la serie 'Guerrilla for dummies', ovvero una serie di note  tese a sbugiardare alcune delle più diffuse convinzioni errate e spesso fantasiose a proposito del guerrilla marketing :)

Ecco un bell'esempio recente per parlare dei costi del guerrilla. Ikea si promuove durante il Salone del Mobile di Milano 2012 utilizzando la street art e copiando lo stile di Banksy, Obey e altri celebri artisti. Il risultato non è particolarmente originale, ma è comunque piacevole. Ecco il video.

Già ci immaginiamo cori entusiasti negli uffici marketing: "wow, facciamolo anche noi, ricopriamo tutta Milano! Basta copiare Banksy o Zibe o chi altro ed è fatta: facciamo due stampe e due fotocopie e poi si incolla tutto. Non costa niente, no?"

Ecco: no. Sorry. 

Le affissioni di Ikea infatti, e non potrebbe essere altrimenti, vengono fatte sopra alle affissioni regolamentari della stessa IKEA. Il che non è un limite, anzi, ma è utile sottolinearlo per tutti quelli che pensano che il guerrilla marketing sia qualcosa che si può fare improvvisando e soprattutto che sia a costo zero o quasi. Non lo è. O lo è molto raramente. Ikea ha pagato la concessionaria per tutti gli spazi che ha utilizzato (in modo convenzionale prima e con le affissioni dopo) e non stiamo parlando di bruscolini.  In alternativa avrebbe preso una multa salatissima (per non parlare di problemi di immagine per il brand).

L'effetto è comunque non male. L'unica cosa che proprio non ci piace è lo stile 'dietro le quinte' del video, con l'immancabile musichetta e gli effetti vari. Fanno tanto cospirazione giovanile, ma che bisogno c'era in questo caso?